L’articolo, di alcuni giorni fa, di Massimo Pandolfi sul Resto del Carlino, cerca di fare un poco di chiarezza su eutanasia e fine vita, testamento biologico e registri comunali, mette in evidenza “un’esperienza”; il caso della sig.ra Patrizia Donati ospite della Casa della Carità di Bertinoro.
Premetto una cosa importante; la sig.ra Patrizia, adesso, comunica solo con la tecnica del battito degli occhi, e dice: “ Tanti anni fa , quando stavo ancora bene, se avessi pensato di trovarmi nella situazione di oggi avrei probabilmente sostenuto che era meglio non vivere e porre fine a un’esistenza che, agli occhi del mondo, sembra non avere senso. Oggi credo che, fino a quando ci saranno persone disposte a volermi bene e “curare” con amore le mie disabilità, io possa vivere, e proprio perché mi trovo in una posizione così precaria, sento di amare la vita più di prima. Il valore della vita si scopre nelle piccole cose che ci vengono date ogni giorno, dalle persone amiche che non ci abbandonano”. Parole bellissime e dense di emozioni. sensazioni che ti fanno riflettere.
Una sfida! Una visione “rivoluzionaria”! Un nuovo modo di interpretare l’esistenza.
Ho avuto il piacere di conoscere la signora Patrizia diversi anni fa, quando pubblicavo i suoi scritti sul giornalino dell’Associazione A.V.A. di Forlì. Il messaggio che traspariva dai suoi scritti e di quello appena citato è stato sempre uno solo, farci capire che “l’amore è vita”. La sua interpretazione mi trova completamente d’accordo.
Purtroppo nostro malgrado non è la norma. Sono pochissimi i casi di persone in difficoltà che hanno questa inestimabile fortuna.
La stragrande maggioranza dei malati terminali, dei non autosufficienti, di tutti quelli che non hanno una sopravvivenza decorosa, risultano essere un “peso enorme” per le persone che dovrebbero essere loro vicini, adducendo a loro discolpa i più disparati motivi.
Quindi, in presenza di tanta ipocrisia, non penso che questa possa essere vista come una visione “rivoluzionaria”; o un nuovo modo di interpretare l’esistenza.
A mio avviso la vita, vista sotto questa realistica visione, risulta essere una doppia fregatura. Perché oltre ad essere morti dentro lo si è anche fuori. – Una vera tragedia..
Morale: ognuno di noi, nel pieno delle proprie facoltà mentali, deve essere lasciato libero di decidere della propria esistenza, sia nell’eventualità che si possa ammalare di malattia segnata da morte ineluttabile o che questa non gli lasci una sopravvivenza decorosa.
Mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero.
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